So che non è la più logica delle
soluzioni, ma riprendo a narrarvi le mie esperienze partendo dalla fine perché,
come si suol dire, ce le ho fresche. In particolare vi intendo parlare di
quando, venerdì scorso, sono emigrato in Svezia, alla volta di Malmö. E non uso
il termine 'emigrare' a caso, bensì perché a causa delle beghe politiche che
recentemente si sono verificate sul tema dell'immigrazione, la Svezia ora è
particolarmente attenta al traffico di persone attraverso i propri confini ed
io stesso sono stato interessato da questa svolta storica. In realtà il gran
parlare rispetto ai controlli a cui ogni immigrante va incontro recandosi in
Svezia s'è tradotto nel mio caso in un semplice controllo (con fotografia
annessa) della mia carta d'identità alla partenza dalla Danimarca e all'arrivo
in Svezia, per un totale di dieci minuti persi alla prima stazione in territorio svedese; chiaramente questo tempo dipende dal numero di persone da controllare.
Ad ogni modo il succo della questione è: se andate in Svezia portatevi la carta
d'identità e state sereni che vi lasciano ancora entrare. Tuttavia, sentendo
l'esperienza di un mio caro amico, pare che se veniate dall'Africa o siate un
po' più abbronzati o se gli state antipatici o non so per quale altra ragione,
potreste essere sottoposti ad una speciale intervista.
Raggiungere Malmo da Copenhagen è molto
semplice, se partite dall’aeroporto di CPH quasi più facile di andare a
Copenhagen centro. Senza che usciate dall’aeroporto infatti, un treno vi
porterà direttamente alla stazione centrale di Malmo in una mezzoretta. Il
tutto grazie al mitico ponte di Oresund, che per la Danimarca è una galleria
sotterranea in realtà e per la Svezia è un ponte vero e proprio. Scherzi a
parte la configurazione di questa infrastruttura è piuttosto curiosa, ma se
sperate di poterla apprezzare viaggiandoci in treno vi sbagliate di grosso: va
beh la galleria è una galleria, per cui a parte il buio non si vede nulla, e il
binario fuori terra corre sotto l’autostrada. Insomma, niente vedute alla
Golden Gate bridge per capirsi. Il viaggio di andata e ritorno nella stessa
giornata costa 175 DKK, più o meno 23,50 euro, tutto sommato neanche male per
questi 60 km (30+30) sul mare fra uno stato e l’altro.

Giacchè mi apprestavo ad emigrare in
solitaria, non volendo fare la fine di quel fantomatico turista di cui ogni
tanto ritorna la storia, che va all’estero, si perde e torna a casa vecchio e malandato
dopo vent’anni (esempio: http://www.gazzetta.it/Calcio/03-11-2015/ando-bagno-san-siro-poi-si-perse-11-anni-il-tifoso-torna-svizzera-130765711839.shtml),
il giorno precedente alla partenza io e Google Maps ci siamo messi a un tavolo
e abbiamo pianificato una strategia. Strategia efficacemente memorizzata e stupefacentemente
riproposta una volta raggiunta la meta.
La prima tappa è stata il nuovo quartiere
residenziale a nord ovest della città, creato a partire da una vecchia zona
industriale o qualcosa di simile. Al di là delle vicende urbanistiche, questa è
la parte più moderna di Malmö, dove si trova il celebre Turning Torso del
grande irreprensibile Calatrava - non sapevo facesse anche l’architetto. Questo
grattacielo è sicuramente il simbolo della città (anche perché che tu lo voglia
o meno lo vedi da tutti gli angoli), ma se ad una prima occhiata credo sia
inevitabile dire “che figaaaata!”, ad un’analisi più attenta ho avuto la solita
impressione che spesso si ha con le Archistar e cioè che facciano un po’ a gara
a chi fa la cosa più strana senza tante altre preoccupazioni. In questo caso
credo ci è sicuramente riuscito, anche se poi ci va vicino e scopri che i
pannelli di facciata hanno le stesse righe nere che scendono dalle finestre che
ha qualsiasi altro edificio. Tuttava, per chiudere questa pseudo-valutazione
architettonica di cui probabilmente non ve ne fregherà uno stra-Torso, dico che
io non sarei stato lontanamente capace di farla, e che è più sì che no, in
fondo.
Tutt’intorno il quartiere è interessante, con delle case diciamo così ‘alternative’
ed un sistema di gestione della “spiaggia” particolarmente invitante – diciamo che
se ci fosse una bella giornata non hai problemi per capire dove ti potresti
recare per una passeggiata o a prendere il Sole. Ah c’è da dire che in questa
parte della città ero praticamente da solo a passeggiare in fianco al mare, con
un Sole raramente visto così in cinque mesi ed in mezzo alla neve: il
gradimento generale è stato sicuramente influenzato da questo.
La
seconda tappa è stata invece il castello di Malmö e l’annesso giardino. Pollice
in alto per il giardino (laghetti, ponticelli, giardini: niente da dire),
pollice in basso per il castello. C’è da dire che qui in Scandinavia da quello
che ho potuto capire hanno una concezione diversa di castello; qui il castello
è la residenza del Re/Signore del luogo, fatto per mostrare tutta la sua magnificenza
alla povera gente, non vi aspettate quindi di vedere le feritoie, i
camminamenti di ronda, i pentoloni d’olio bollente e le sale delle torture che
siamo abituati a vedere dalle nostre parti. Nel caso del castello di Malmö
però, tutta questa magnificenza non c’è, ed anzi c’è un addizione più recente
che toglie sacralità al resto del complesso.
Al limite sud del giardino retrostante il
castello si trova la biblioteca della città, anche questa, come quella di Copenaghen,
costituita da una parte antica e da un parte di più recente costruzione. Qui c’è
da dire che sono rimasto piacevolmente stupito, il classico posto che i fa
venire voglia di studiare, o quantomeno di leggere, poi può entrare
liberamente, prenderti un libro liberamente, stravaccarti su una poltrona
liberamente, usare la toilette liberamente, tutto molto bello.
Mi sono poi diretto nel profondo sud della
città, alla volta dello stadio di Malmö, non tanto perché fosse degno di
particolare nota, ma perché ero deciso a concedermi il mio tradizionale
souvenir. Souvenir che mi sono effettivamente concesso nonostante, considerando
i prezzi, sembrava di essere al Santiago Bernabeu piuttosto che allo Swedbank
Stadion. Nella strada verso lo stadio ho potuto apprezzare un altro giardino,
anche questo condito con tanto di panchine, teatro, palestra all’aria aperta e tutto
quello che si può inventarsi per convincere la gente a frequentarlo (lago
ghiacciato su cui ho camminato vincendo una mia atavica fobia compreso).
Dopo la stadio, sono risalito verso la
stazione attraversando il vero e proprio centro storico della città. La
passeggiata è stata molto gradevole, senza traffico e con il sentore di
trovarsi in un luogo che avesse effettivamente una propria storia conservata
nel corso dei secoli. Il cuore antico di Malmö è incluso in un’isola a cui si
può accedere attraverso diversi ponti sui canali che la racchiudono. Non vi
elenco le solite pietre miliari da visitare necessariamente, tanto le
trovereste da soli, vi lascio qualche foto che forse è meglio. Ecco, c’è da
dire che anche in questo caso in Chiese, nonostante tutto, vinciamo noi.
Ultima meta prima del rientro, il
cosiddetto Malmö Live, un complesso di edifici di recentissima costruzione
pensati per scopi culturali da quello che sono riuscito a capire (oltre ad un
hotel, naturalmente, se no i riccardi che ci vengono dove li mettiamo?). Questi
non ruotano su loro stessi, anzi sono piuttosto cubici, ma a starci vicino
secondo me la sensazione è migliore, sarà perché sono rivestiti di ceramica e luccicano
quando ci sbatte il Sole, non lo so, ma mi hanno lasciato una bella
impressione.
La parola del giorno: tog = treno