Cari...
miei,
torno a farmi sentire per completare il discorso ‘campus’ parlandovi
del luogo in cui trascorro la maggior parte della mia giornata, perlomeno la
parte della giornata che vivo con gli occhi aperti o quasi sempre aperti. Trattasi del Dipartimentodi Ingegneria Civile, in
DTUese: 118.
L’edificio si trova al limite nord del campus, naturalmente io
provengo da sud e quindi, per me, è l’edificio più distante. La cosa positiva,
però, è che questa è l’unico lato negativo che sono stato capace di trovare! Se avete letto l’articolo precedente saprete già perfettamente come si
presenta il Dipartimento (se non l’avete fatto... cosa ci fate qui?! Si va in
ordine!), quello che non sapete sono le mille preziose risorse che si celano al
suo interno. Così come si lascia il cuore di marmellata per ultimo quando si
mangia una brioche, inizio dalle cose necessarie ma un po’ noiose per poi
deliziarvi con le curiosità più succulente.
Il 118 è adibito esclusivamente ad uffici/laboratori per professori,
dottorandi e tesisti, non vi si trovano aule per le lezioni come siamo abituati
ad avere in Italia. Attraverso un passaggio sotterraneo è possibile raggiungere
i laboratori retrostanti per le prove di resistenza sui materiali e le prove di
stress, cioè prove che permettono ai dipendenti di scaricare la tensione sbriciolando
blocchi di calcestruzzo. Il laboratorio presso cui io e il mio collega
attualmente sbattiamo la testa contro la tastiera cercando di capire qualcosa
di quello che leggiamo, è situato al terzo piano dell’edificio. L’aula in
questione ospita cinque postzioni PC e penso sia una specie di magazzino di
stoccaggio di tesisti a cui è stato dato il nome professionale di BIMLab (BIM sta per Building
Information Model, semplicisticamente il tema della mia tesi). A pochi passi
dal nostro “ufficio” c’è quello del nostro supervisor danese, il che ci
permette da una parte di potergli rompere le scatole in qualsiasi momento, dall’altra
ci sottopone ad una sorta di sorveglianza. E cosa non secondaria, i bagni. I
bagni sono naturalmente ottimi, e rispondendo alla classica domanda dello
studente: sì, ci si può fare la cacca!
Ed ora le due chicche che fanno del 118 un edificio interessante agli
occhi di tutti:
- Altro-che-macchinette: ad ogni piano, nel numero di due per piano,
ci sono delle postazioni bar in cui è possibile concedersi una pausa al sapore
di caffè (caffè all’americana, non pensiate all’espresso con la schiumetta del
vostro bar di fiducia), thè (dai gusti classici a quelli più ricercati) ed
eccezionalmente, perchè non l’ho vista in altre postazioni del Dipartimento,
cioccolata (bustine solubili scadute, ma di qualche cosa bisogna morire, no?).
Mi sembra quasi scontato specificarlo, ma tutto questo è aggratis!
- Kokken: all’interno del 118 è presente una vera e propria
cucina a disposizione dei dipendenti armata di microonde, piastre riscaldanti,
freezer e frigoriferi. Questo ci permette di pranzare tutti i giorni in
completa tranquillità (a suon di toast, nel mio caso), risparmiando qualcosa e
approfittando ulteriormente della gentilezza alimentare danese. Mi spiego
meglio: nella sala da pranzo sono quotidianamente presenti delle ceste di
frutta a cui è possibile attingere “liberamente”. Metto l’avverbio tra
virgolette perchè si può attingere sì, ma nei primi giorni era presente un
cartello che specificava come a ciascuno spettassero solo tre frutti alla
settimana o qualcosa del genere. Che dire, ora quel cartello non c’è più...
E poi ogni tanto c’è qualche bella sorpresa. Ad esempio i rimasugli
del buffet di un meeting organizzato dal Dipartimento, che ci spettano di
diritto, o delle fette di torta per festeggiare il weekend in arrivo, cose di
questo genere. Inoltre, secondo me, siamo stati presi in simpatia da un inserviente,
tale Claudio (non fatevi ingannare dal nome, non è italiano e nemmeno danese),
che ha evidentemente capito che mangiare non ci dispiace e allora quando può ci
passa qualche dolcetto.
Nonostante questo post possa tradire il contrario, in realtà vi
assicuro che sto cercando di fare il possibile per non dare materiale ai
classici luoghi comuni sugli italiani che si scagliano sulla gratuità come
uccelli rapaci. Per inciso penso che, mai come in questo caso, luogo comune sia
tanto comune: mi è già capitato di vedere autoctoni imbracciare importanti
quantitativi di frutta. Ancora una volta, tutto il mondo è paese.
Nessun commento:
Posta un commento