lunedì 25 gennaio 2016

Piano nono - Malmö

So che non è la più logica delle soluzioni, ma riprendo a narrarvi le mie esperienze partendo dalla fine perché, come si suol dire, ce le ho fresche. In particolare vi intendo parlare di quando, venerdì scorso, sono emigrato in Svezia, alla volta di Malmö. E non uso il termine 'emigrare' a caso, bensì perché a causa delle beghe politiche che recentemente si sono verificate sul tema dell'immigrazione, la Svezia ora è particolarmente attenta al traffico di persone attraverso i propri confini ed io stesso sono stato interessato da questa svolta storica. In realtà il gran parlare rispetto ai controlli a cui ogni immigrante va incontro recandosi in Svezia s'è tradotto nel mio caso in un semplice controllo (con fotografia annessa) della mia carta d'identità alla partenza dalla Danimarca e all'arrivo in Svezia, per un totale di dieci minuti persi alla prima stazione in territorio svedese; chiaramente questo tempo dipende dal numero di persone da controllare. Ad ogni modo il succo della questione è: se andate in Svezia portatevi la carta d'identità e state sereni che vi lasciano ancora entrare. Tuttavia, sentendo l'esperienza di un mio caro amico, pare che se veniate dall'Africa o siate un po' più abbronzati o se gli state antipatici o non so per quale altra ragione, potreste essere sottoposti ad una speciale intervista.
Raggiungere Malmo da Copenhagen è molto semplice, se partite dall’aeroporto di CPH quasi più facile di andare a Copenhagen centro. Senza che usciate dall’aeroporto infatti, un treno vi porterà direttamente alla stazione centrale di Malmo in una mezzoretta. Il tutto grazie al mitico ponte di Oresund, che per la Danimarca è una galleria sotterranea in realtà e per la Svezia è un ponte vero e proprio. Scherzi a parte la configurazione di questa infrastruttura è piuttosto curiosa, ma se sperate di poterla apprezzare viaggiandoci in treno vi sbagliate di grosso: va beh la galleria è una galleria, per cui a parte il buio non si vede nulla, e il binario fuori terra corre sotto l’autostrada. Insomma, niente vedute alla Golden Gate bridge per capirsi. Il viaggio di andata e ritorno nella stessa giornata costa 175 DKK, più o meno 23,50 euro, tutto sommato neanche male per questi 60 km (30+30) sul mare fra uno stato e l’altro.


Giacchè mi apprestavo ad emigrare in solitaria, non volendo fare la fine di quel fantomatico turista di cui ogni tanto ritorna la storia, che va all’estero, si perde e torna a casa vecchio e malandato dopo vent’anni (esempio: http://www.gazzetta.it/Calcio/03-11-2015/ando-bagno-san-siro-poi-si-perse-11-anni-il-tifoso-torna-svizzera-130765711839.shtml), il giorno precedente alla partenza io e Google Maps ci siamo messi a un tavolo e abbiamo pianificato una strategia. Strategia efficacemente memorizzata e stupefacentemente riproposta una volta raggiunta la meta.
La prima tappa è stata il nuovo quartiere residenziale a nord ovest della città, creato a partire da una vecchia zona industriale o qualcosa di simile. Al di là delle vicende urbanistiche, questa è la parte più moderna di Malmö, dove si trova il celebre Turning Torso del grande irreprensibile Calatrava - non sapevo facesse anche l’architetto. Questo grattacielo è sicuramente il simbolo della città (anche perché che tu lo voglia o meno lo vedi da tutti gli angoli), ma se ad una prima occhiata credo sia inevitabile dire “che figaaaata!”, ad un’analisi più attenta ho avuto la solita impressione che spesso si ha con le Archistar e cioè che facciano un po’ a gara a chi fa la cosa più strana senza tante altre preoccupazioni. In questo caso credo ci è sicuramente riuscito, anche se poi ci va vicino e scopri che i pannelli di facciata hanno le stesse righe nere che scendono dalle finestre che ha qualsiasi altro edificio. Tuttava, per chiudere questa pseudo-valutazione architettonica di cui probabilmente non ve ne fregherà uno stra-Torso, dico che io non sarei stato lontanamente capace di farla, e che è più sì che no, in fondo.


Tutt’intorno il quartiere è interessante, con delle case diciamo così ‘alternative’ ed un sistema di gestione della “spiaggia” particolarmente invitante – diciamo che se ci fosse una bella giornata non hai problemi per capire dove ti potresti recare per una passeggiata o a prendere il Sole. Ah c’è da dire che in questa parte della città ero praticamente da solo a passeggiare in fianco al mare, con un Sole raramente visto così in cinque mesi ed in mezzo alla neve: il gradimento generale è stato sicuramente influenzato da questo.


La seconda tappa è stata invece il castello di Malmö e l’annesso giardino. Pollice in alto per il giardino (laghetti, ponticelli, giardini: niente da dire), pollice in basso per il castello. C’è da dire che qui in Scandinavia da quello che ho potuto capire hanno una concezione diversa di castello; qui il castello è la residenza del Re/Signore del luogo, fatto per mostrare tutta la sua magnificenza alla povera gente, non vi aspettate quindi di vedere le feritoie, i camminamenti di ronda, i pentoloni d’olio bollente e le sale delle torture che siamo abituati a vedere dalle nostre parti. Nel caso del castello di Malmö però, tutta questa magnificenza non c’è, ed anzi c’è un addizione più recente che toglie sacralità al resto del complesso.
Al limite sud del giardino retrostante il castello si trova la biblioteca della città, anche questa, come quella di Copenaghen, costituita da una parte antica e da un parte di più recente costruzione. Qui c’è da dire che sono rimasto piacevolmente stupito, il classico posto che i fa venire voglia di studiare, o quantomeno di leggere, poi può entrare liberamente, prenderti un libro liberamente, stravaccarti su una poltrona liberamente, usare la toilette liberamente, tutto molto bello.


Mi sono poi diretto nel profondo sud della città, alla volta dello stadio di Malmö, non tanto perché fosse degno di particolare nota, ma perché ero deciso a concedermi il mio tradizionale souvenir. Souvenir che mi sono effettivamente concesso nonostante, considerando i prezzi, sembrava di essere al Santiago Bernabeu piuttosto che allo Swedbank Stadion. Nella strada verso lo stadio ho potuto apprezzare un altro giardino, anche questo condito con tanto di panchine, teatro, palestra all’aria aperta e tutto quello che si può inventarsi per convincere la gente a frequentarlo (lago ghiacciato su cui ho camminato vincendo una mia atavica fobia compreso).
Dopo la stadio, sono risalito verso la stazione attraversando il vero e proprio centro storico della città. La passeggiata è stata molto gradevole, senza traffico e con il sentore di trovarsi in un luogo che avesse effettivamente una propria storia conservata nel corso dei secoli. Il cuore antico di Malmö è incluso in un’isola a cui si può accedere attraverso diversi ponti sui canali che la racchiudono. Non vi elenco le solite pietre miliari da visitare necessariamente, tanto le trovereste da soli, vi lascio qualche foto che forse è meglio. Ecco, c’è da dire che anche in questo caso in Chiese, nonostante tutto, vinciamo noi.



Ultima meta prima del rientro, il cosiddetto Malmö Live, un complesso di edifici di recentissima costruzione pensati per scopi culturali da quello che sono riuscito a capire (oltre ad un hotel, naturalmente, se no i riccardi che ci vengono dove li mettiamo?). Questi non ruotano su loro stessi, anzi sono piuttosto cubici, ma a starci vicino secondo me la sensazione è migliore, sarà perché sono rivestiti di ceramica e luccicano quando ci sbatte il Sole, non lo so, ma mi hanno lasciato una bella impressione.


Per chiudere il Tema “Racconta la tua gita”, consiglio a chi dovesse venire da queste parti di fare un giretto a Malmö e soprattutto non fate come me: andate a vedere dove è vissuto Ibra! I pellegrinaggi vengono sempre apprezzati dalle divinità…

La parola del giorno: tog = treno

mercoledì 20 gennaio 2016

Piano ottavo - My back is back

Mi vergogno un po', mi vergogno un po' di aver abbandonato quest'opera. Ma credetemi, l'ho fatto per una giusta causa, o perlomeno per una causa obbligatoria. Tuttavia, meglio tardi che mai, no?
Quindi eccomi, consegnata e discussa la tesi, quando mancano pochi giorni dal mio rientro in Italia, riprendo in mano la tastiera e torno a farmi sentire. Oggi lo faccio brevemente, più che altro per far capire a chi ancora affettuosamente decide di leggere questo blog che, nonostante gli stenti, egli sopravvive e cercherà di farlo anche nei prossimi mesi. Qualcosa mi dice che Sportmediaset è ancora più visitato di "In principio era... Laursen", ma ci arriveremo e senza usare le donne nude!
Nel frattempo, vi mostro la mia definizione di souvenir da qualche anno a questa parte:


me la sono (la sciarpa) regalata oggi in una gita al Telia Parken di Copenhagen (http://teliaparken.dk/ - sullo sfondo). Una nota: la neve qui è molto più probabile del Sole o del cielo.