domenica 16 agosto 2015

Piano primo - Sì, viaggiare...

Kære læsere,

eccoci alla seconda puntata del nostro cyber-appuntamento fra Italia (o dovunque voi siate, dal momento che ho notato una visualizzazione del blog addirittura dagli USA) e Danimarca... perchè sì, il 13 agosto sono arrivato nella terra dei biscotti al burro! Sono passati quattro giorni e sostanzialmente non mi sono fermato un attimo fino ad oggi, ecco perchè torno a smantellare il povero Laursen solo ora. Parlo al singolare, ma in realtà non ci siamo fermati fino ad oggi, perchè mio compagno (senza alcuna accezione politica, s’intenda) in questa avventura, sarà il fido Skot, di cui avrò sicuramente modo di parlarvi prossimamente.
Dovendo scegliere di cosa parlarvi fra le numerose cose successe che già hanno cercato, a volte riuscendoci, di mettermi in difficoltà (“Barcollo, ma non Mollo”, direbbe in questo caso il saggio Malesani) ho scelto di procedere cronologicamente: il viaggio! Padova,Venezia, Copenaghen, Lyngby gli step di una tappa di più di 1000 km in prevalenza pianeggianti, che mi hanno portato sino a qui.
Si parte con una tassista d’eccezione, che alla guida di una Ford (perdonami, non mi ricordo se eri Fiesta o EriKa) mi scorta di primissimo mattino all’aeroporto di Venezia. Da qui, volo diretto in direzione Copenaghen: largo anticipo alla partenza, imbarco del bagaglio da stiva, nessun problema del tipo “Airport Security”, l’aereo decolla (sì lo so che è de fero, non siate pignoli), l’aereo atterra e siamo a CPH lisci come l’olio. [Piccolo inciso: la compagnia aerea era la Norwegian e non ci hanno praticamente controllato nè il peso, nè le dimensioni di entrambi i bagagli. Ecco perchè mi sento di consigliarvi, qualora vi capitasse di volare con loro, di imbottire le valigie come fa vostra nonna con voi quando la andate a trovare!]
Arrivati all’aeroporto di destinazione ecco che bisogna necessariamente tornare a riallacciare i rapporti con quel parente lontano a cui non sapevate cosa dire da ragazzi quando vi ci trovavate di fronte alle feste di compleanno, e che ora, a distanza di anni, vi si para davanti con la sicurezza di chi sa di essere qualcosa di inevitabile: l’inglese. E così per ogni domanda che dovete fare cercate di fare mente locale e di prepararvi una bella frasetta con tutte le parole al posto giusto, per poi piombare nel panico più nero non appena vi rivolgono una risposta. Non so voi, ma a me, che pure proprio asino non ero, è questo quello che capita; per cui, consiglio: portatevi uno che sa l’inglese meglio di voi! J
Acquistato dunque il biglietto metro+treno con destinazione Lyngby Station (questo è stato il primo ostacolo dopo aver avuto prova che i nostri bagagli non erano stati per errore spediti in Danimarca sì, ma in Groenlandia), ho potuto testare l’efficienza della tanto celebrata Scandinavia in termini di trasporti. Mezzi puliti, puntuali, anche se l’assenza del pilota sulla metro mi fa pensare che si sia dato troppo peso alla regola “non parlare al conducente”. Una cosa curiosa per quando si dice che gli italiani sono caciaroni, ecc.
Ieri io e Skot siamo sulla metro e ci sediamo, accorgendocene poco dopo, nel “vagone del silenzio” (che comunque viaggia a tutte le ore, non dalle 14 alle 16 come si potrebbe pensare). Facciamo due chiacchere ad un volume di voce irrisorio, ve lo garantisco, quando ad un certo punto un sessantenne blatera qualcosa in danese; vedendo i nostri visi interrogativi ci rimprovera in inglese dicendo che: “Diamine! Questo è il vagone del silenzio!”. Mi sarei aspettato che avrebbe poi zittito la voce automatica che annucia le stazioni, ma chissà, magari era il pronipote di Kierkegaard e abbiamo interrotto il suo nobile pensiero.
Arrivati alla stazione di Lyngby, veniamo accolti da Phister, un vulcanico ragazzotto sulla sessantina che dobbiamo ringraziare per averci procurato un tetto. Phister merita un capitolo a parte, ve ne parlerò, promesso! Ci fa fare i biglietti del bus e ci traina in volata fino alle nostre rispettive residenze (e poi all’Università), chiudendo la tappa senza clamorose cadute di gruppo.
Informazione di servizio: Phister per viaggiare in Danimarca usa una carta chiamata Rejsekort, particolarmente conveniente se non si usano i mezzi pubblici quotidianamente, la stessa con cui io stesso viaggerò. Si tratta di una sorta di carta ricaricabile (il suo acquisto costa 80 DKK, circa 11 euro) che va “timbrata” in salita e in discesa dai mezzi e a cui viene automaticamente detratto il costo della corsa. Al di là della comodità di non dover acquistare sempre il biglietto, per farvi un esempio il prezzo di un biglietto per andare dal mio dormitorio al campus della DTU è 24 DKK, con questa carta 15 DKK. Se doveste venire in Danimarca chiedete pure, chè ormai io e Skot ne sappiamo più dei commessi alla biglietteria!
Spendo una parola per quello che pare essere il mezzo di trasporto principe della Danimarca, o perlomeno di questa zona: la bicicletta. Tutte le strade di Lyngby hanno ampie piste ciclabili su entrambi i sensi di marcia, e i danesi cacciano delle biciclettazze che manco al Tour de France! La mia povera bici padovana, con un solo pedale, qui si sentirebbe Cenerentola nella prima parte del film.
Quando ne possederò una qui, vi porterò anche l’esperienza di viaggiare in bicicletta a Copenaghen e dintorni, per ora vi saluto lanciando una sorta di rubrica che intendo portare avanti. S’intitola: La parola del giorno ed oggi si tratta di:

Lyngby – la pronuncia del nome della città ci sta facendo impazzire, provate ad ascoltarla su google traduttore (che restituisce purtroppo solo in parte la pronuncia che abbiamo sentito dagli autoctoni).

1 commento:

  1. Come posso non esser la prima a commentare questo tuo blog, nostro caro piccolo viaggiatore Michele?!
    Sicuramente Copenhagen è una città completamente diversa da quella a cui siamo abituati noi, cioè la piccola ma molto amata Padova.
    Ci hai raccontato solo le prime delle tante curiosità che ci riserva questa tua avventura nella città di Copenhagen e sono già molto curiosa di scoprirne altre.
    Sarà veramente una delle città più belle del Mondo (almeno così come alcuni mi hanno detto)?!?!
    Have a good time
    Jeg elsker dig
    Erika

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